(Intervista al Presidente Diocesano Fabio Zannoni da Risveglio2000)
 
Qual è la proposta dell’AC per la prossima estate?
Anche quest’anno, grazie a tutti gli animatori e agli assistenti, riusciremo a proporre un’esperienza per ogni fascia d’età. Ai nostri campi avranno la possibilità di partecipare i bimbi, i ragazzi, i giovani e anche i nonni. Nella stagione estiva dove, molto spesso, non esistono vincoli di programmi o scadenze mi piace pensare ai campi come a una fontana d’acqua fresca. L’estate spesso ci suggerisce di trovare ristoro per conto nostro in fresche bottiglie d’acqua minerale, ma la fontana, quando c’è, è tutta un’altra cosa.
 
Quali sono le motivazioni per cui vale ancora la pena proporre il camposcuola come “momento forte” dell’esperienza associativa?
Ritengo che l’esperienza del campo sia anzitutto un dono da fare alla propria persona: uno spazio di arricchimento e nutrimento, che ciascuno dovrebbe imparare a regalarsi al di la dei tanti impegni. Il campo è, inoltre, un’occasione straordinaria di formazione globale della persona: non sono determinanti solo i contenuti (relazioni, lavori di gruppo, esperti…) ma anche e soprattutto quei momenti in cui l’insieme delle dimensioni della persona (relazionale, affettiva, sociale, spirituale…) vengono messe in gioco. Il campo rimane poi il modo migliore per far conoscere e sperimentare l’AC.
 
Un pregio e un difetto di un campo di AC
Un pregio, ma non l’unico, mi sembra possa essere il fatto che quando si propone un campo, soprattutto ai ragazzi, si cerca sempre di fare in modo che non sia un’esperienza isolata ma una proposta calata dentro la loro vita. E’ importante partire dalle persone, dalla loro situazione per non rischiare di confezionare un’iniziativa che mal si colloca nel cammino dei partecipanti. E proprio perché non è un’esperienza “artificiale” ma pienamente inserita in un cammino, non bisogna pensare che questa sia la panacea di tutti i mali o la soluzione per rilanciare esperienze stanche e demotivate. E’ un elemento indispensabile nell’iter formativo ma non l’unico né il più importante.
 
L’AC punta molto all’esperienza diocesana, perché?
La diocesanità favorisce lo scambio e il confronto con altre esperienze. Ciò vale per i ragazzi ma anche per gli animatori e oserei dire anche per gli assistenti. E’ bello vedere in questi giorni animatori di diverse parrocchie ritrovarsi insieme per pensare e progettare il campo e insieme a loro gli assistenti che li aiutano a ricondurre i tanti elementi che riempiono le giornate verso il centro, verso il primo posto che spetta alla Parola, all’Eucaristia e alla preghiera, personale e comunitaria.