volantino-animatori-2013-2014Alle tre sere era stato dato questo titolo: Pronti, Partenza, Via! Nel primo incontro Marco Piolanti (Consigliere Regionale A.C.) ci ha raccontato cosa è stata per lui, negli anni, l’associazione e cosa può rappresentare oggi per un animatore che decide di farne parte. Perché è bello essere di AC oggi?, si è chiesto Marco. Perché un’associazione, in qualche modo, si sceglie e scegliere di stare assieme è un passo per fare comunità e costruire la Chiesa. Perché l’AC attraverso la sua attenzione agli ambienti in cui gli uomini e le donne vivono si inserisce e si sposa con il territorio, non solo in ambito ecclesiale ma anche civile. Non ti abbandona mai e  ti accompagna tutta la vita, da piccolissimo ad “adultissimo”. In essa si cresce liberi e pensanti senza leader storici o cronici e con responsabilità fatte di brevi periodi perché ci sia posto per tutti. “Un’AC fatta di tante facce”.  Nel secondo incontro Annalisa Marinoni (Medico Psicoterapeuta) attraverso l’individuazione di due competenze, “lo stare insieme” e “lo stare con”, ci ha detto cosa ci serve e che tipo di equipaggiamento dobbiamo avere per partire. Nella prima analizzando tutto ciò che ha a che vedere con il gestire il gruppo e la sua dinamica interna attraverso comportamenti, azioni, e competenze di cui si serve l’educatore per monitorizzare e guidare il gruppo. La seconda, invece, per sottolineare che comunque nel gruppo ogni animatore ha, anche se in modi diversi, non solo una relazione “ampia”, ma anche particolare con ciascuno dei ragazzi. 

Attraverso il lavoro in gruppi separati i partecipanti hanno poi individuato atteggiamenti, gesti, azioni e valori da trasmettere. Nell’ultimo incontro il nostro arcivescovo ha sottolineato come nella sua identità, da sempre, l’Azione Cattolica abbia un ruolo educativo. Oggi però si pone davanti a noi un obiettivo diverso che ci rende nuovo questo compito  e che risponde ad una esigenza estremamente importante e fondamentale. In una società molto più omogenea dove il cristianesimo viene vissuto in modo stabile in famiglie ed in parrocchia l’educatore non fa altro che coltivare qualcosa che è già presente ma oggi non è così, molte persone sono ancora lontane e molte di quelle che arrivano in una parrocchia sono digiune di vita cristiana. Il discorso vale anche per gli adolescenti, per i quali l’animatore deve tener conto del tipo di “terreno” che ha davanti. Con l’adolescenza il ragazzo entra in un mondo tutto nuovo dove tutto quello che ha immagazzinato non è più così utile e valido. Di conseguenza l’educatore si ritrova a dover cambiare linguaggi, metodi ed esperienze dovendo seminare quasi da capo. Mons. Ghizzoni attraverso un colloquio con gli animatori ha chiesto loro quali devono essere le caratteristiche dell’animatore e ha concluso evidenziandone una in particolare. L’animatore, ha detto l’arcivescovo, deve dimostrare di avere il desiderio e la passione per l’educare, che esula dal rapporto con i ragazzi e che non è solo un incarico che ha accettato, ma un aspetto fondamentale della sua vita, il suo ministero nella Chiesa in quel momento.

Fabio Zannoni

da Risveglio2000 - ottobre 2013

 

L'intervento di Marco Piolanti

L'intervento di Mons. Lorenzo Ghizzoni